Domanda di Tiziana
6-3-2015 Nicola di Girolamo-Mi sono permesso di inserire questa domanda, dandole la precedenza per il forte impatto emotivo che ha avuto la morte del furetto Dindo su di me e su chi lo conosceva. Dindo era un furetto giovane (neanche due anni), sano (come potete vedere qui), e generoso (vista la stazza diverse volte aveva fatto il donatore, salvando la vita di altri furettini). Dindo da un giorno all’altro ha dato segno che qualcosa non andava… Ha iniziato a perdere peso, il pelo non era più lucido come un tempo, ciononostante continuava a giocare, non si arrendeva. Pochi giorni dopo esserci accorti del cambiamento, gli è stato diagnosticato un megaesofago, e, nonostante le cure intensive, si è spento molto, troppo velocemente.
A parte il grande vuoto emotivo che lascia Dindo, c’è una cosa che non può essere sottovalutata. Dindo è il quarto furetto che visito che soffre di megaesofago nell’arco di due mesi. Questo non è normale. Il megaesofago è una malattia che può avere molte cause. Nel caso del megaesofago idiopatico (l’unica forma descritta nel furetto), a seconda della dilatazione dell’esofago stesso, può essere molto lieve, o molto grave. Nei casi molto lievi, richiede solamente una alimentazione dall’alto e dei gastroprotettori, e il furetto può vivere per anni con queste accortezze. Nei casi gravi, si ha una completa atonia (immobilità) dell’esofago ed una dilatazione completa, è spesso associato ad altre patologie, non vi sono attualmente terapie e, se non in rari casi, è una condanna a morte per il furettino.
I sintomi tipici del megaesofago nel furetto sono:
- rigurgito/vomito
- nausea
- perdita di peso
- tosse
Ma spesso questi sintomi non si verificano o non sono così evidenti, sappiamo come i furetti sappiano nascondere i loro malesseri. Infatti Dindo tra questi segni mostrava solo il più aspecifico, la perdita di peso.
Un collega statunitense, Robert Wagner, mi diceva di come avesse lui stesso riscontrato un aumento nell’incidenza di questa malattia. Le sue osservazioni suggerivano un’eziologia virale. Discutendone con altri infettivologi, però ci sono diverse cose che non quadrano. Perché il questo virus colpirebbe proprio l’esofago? Perché questa peculiarità nel furetto? Perché ci sono queste differenti gravità? Perché non ci sono “epidemie” ma sembrano tutti casi isolati, scollegati tra di loro?
A queste domande non c’è risposta oggi, e forse una risposta non ci sarà mai. Ad oggi, quello che sappiamo è che questa malattia può essere controllata ma in alcune forme può essere incontrollabile. Una rapida diagnosi e terapia è importante, ma a volte non sufficiente.
Questa settimana oltre che parlare di una malattia importante, voglio salutare un furetto che ha fatto tanto, anche per i suoi conspecifici furettini.