Ad ogni cambio di amministrazione comunale rispunta la questione della tassa sui cani: la proposta per Torino, elaborata dal partito pentastellato di cui fa parte la neosindaca Chiara Appendino, sostiene che la suddetta tassa, più o meno quantificabile da 1 a 4 € a cane, non viene istituita per penalizzare i proprietari dei cani, ma sarà utilizzata per creare aree verdi attrezzate destinate ai cani. L’annoso problema dei bisognini del cane e del proprietario che non pulisce si ripresenta. L’introduzione di questa tassa ha ovviamente causato reazioni negative delle associazioni del settore, ma anche da parte dell’ordine dei veterinari: entrambi temono un aumento degli abbandoni che è già ora piuttosto alto ora senza tassa, alla cui istituzione si preferirebbe una raccolta fondi privata, per consentire alle persone di contribuire in forma autonoma e personale. In realtà questa tassa, non dà nessuna garanzia che venga veramente destinata alla creazioni di aree verdi, ed è a mio parere sbagliato il principio. Io applico una tassa ma ti dò un servizio, attivo un servizio di pulizia urbana per questo tipo di rifiuto. Il principio “c’è un problema, questa è la soluzione” non fa parte del modus operandi della politica italiana, la cacca dei cani non dovrebbe far discutere più, e non mi risulta che altre amministrazioni europee siano in balia delle deiezioni canine, semplicemente perché le puliscono. Che i proprietari in Italia non siano precisi? Si, confermo, è vero, ed è proprio per questo che ogni comune dovrebbe prendere provvedimenti istituendo un servizio destinato. Se fosse così, la tassa sui cani la pagherei anch’io che di cani non ne ho, mentre non sarei d’accordo su “raccolte fondi” dalla dubbia gestione ed interpretazione.